442 LIBRO XXVIII, CAPO XXX. che i veneziani incalzavano colle armi il duca Alfonso, Giulio pontefice lo assalì colle scomuniche, di cui fece affiggere la sentenza alle basiliche di Roma e sulla piazza di Bologna e fece diffondere da per lutto il mondo cattolico. Unito insieme 1' esercito veneziano di terra col papalino, ne fu dato il supremo comando al marchese di Mantova , messo in libertà dal senato per la mediazione del papa. Giulio stesso portossi a Bologna, sì per conoscere da vicino le cose e sì per impedire le scorrerie dei francesi, i quali, favoreggiando i Bentivoglio, tentavano di rinnovare in quella citlà le antiche fazioni. CAPO XXX. Danni sofferti dai veneziani. Mentre queste cose operavansi nella Romagna e sui ferrarese, Ciamonte, generale del re di Francia, si avanzò con mille cinquecento lancie e diecimila fanti di varie nazioni, e menando seco grande copia di artiglieria e tremila guastatori e ponti preparati per passare i fiumi. Gli si congiunse il duca di Ferrara con du-gento uomini d’arme, cinquecento cavalleggieri e due mila fanti. Occupò senza ostacolo il Polesine di Rovigo, da cui i veneziani s’ erano allontanali : prese la torre Marchesana sulla riva dell’Adige, verso Padova, e si porlo a Castel Baldo, d’ onde con semplici messi ottenne le terre di Este e di Montagnana; la prima delle quali apparteneva al duca Alfonso, a cui 1’ imperatore Massimiliano avevaia donata, la seconda tenuta in pegno dallo stesso duca per securtà di denari prestatigli. Si congiunse al francese generale anche il principe di Anault, luogotenente imperiale, il quale, uscito da Verona con trecento lancie francesi e dugento uomini d’arme e tremila fanti tedeschi, crasi incamminato sul vicentino, dove senza opposizione gli si rese tosto il castello di Lonigo.