196 LIBRO XXVII, CAPO VI. lamentarono i veneziani ed invitarono Lodovico o a dichiararsi assolutamente d’ essere loro nemico od a compiere più fedelmente i doveri della stabilita alleanza. Ma egli colle sue solite finzioni e doppiezze giustificossi, assicurando il senato, che il da San Severino aveva operato di proprio arbitrio e senza che vi fosse concorso 1’ assenso di lui. E per dar meglio un’ apparenza di verità alla sua menzogna, scrisse a Fracasso, che ritornasse al suo servizio, al che Fracasso rispose col non volerlo obbedire : lavoro anche questo di uno scambievole accordo. CAPO VI. Vittoria dei Pisani. La repubblica invece, sinceramente leale negl’impegni assunti colla città di Pisa, continuava a proteggere quegli assediati ed a sostenerli contro gli ostinati loro avversarj. Le nuove forze, ch’ella aveva loro mandato, gl’ incoraggiarono a tentare un combattimento, nel quale rimasero vittoriosamente superiori. Presero ai fiorentini per ben quattrocento cavalli e cencinquanta uomini d’arme, cui condussero in trionfo nella loro città. Si può ben credere quanto amara riuscisse allo Sforza la notizia di questa vittoria. Scrisse perciò con altera fierezza al seualo, proclamando, eh’ era ormai tempo di far entrare al dovere la città di Pisa, e eh’ egli, seppur dovesse anche perdere i proprii stali e la vita, non soffrirebbe, che chicchessia la proteggesse nella sua ribellione. Al che il senato, con tuono di fierezza assai più altero, rispose, che la repubblica voleva mantenere ai pisani la fede promessa ; eh’ essa difenderebbe la loro libertà contro chiunque; anche contro di lui; e che se ardisse cimentarsi con lei, non tarderebbe a pentirsene. Lodovico allora cangiò tuono, e propose invece mezzi di accomodamento : ma questi furono rigettati. Stimolò Massimiliano a scrivere al senato, come riuscivagli di maraviglia, che i veneziani