anno 1506. 293 » riuscita. Supponiamo, che si continui nell’ amicizia del re. Se la » guerra è fortunata per noi, i tedeschi non saranno entrati sul » nostro territorio : ed è ciò grande vantaggio. Il re non potrà » chiederci nulla, e noi avremo diritto di concorrere ai capitoli » della pace. Non c’ ingrandiremo di dominio, ma cresceremo di » riputazione e d’ influenza; 1’ Italia si confesserà debitrice a noi » di essere stata preservata dalla rovina; nè il re avrà motivo di » separarsi da noi, in mezzo alle comuni prosperità. Se la sorte ci » sarà contraria, il re sarà più ancora necessitato a conservarsi » amico nostro: dovrà difendere come noi il suo dominio,del quale » bensì avrà cura piucchè del nostro, ma lo sosterrà colle derrate » che si farà venire dal suo regno : potrà obbligare gli altri stati » dell’ Italia ad associarsi alla sua causa, per formarla comune, e » nella moltitudine dei sussidii non avremo di che lagnarci a vi-» cenda. Vediamo ora che cosa potrà toccarci unendoci all’ impe-» ratore. Se la sorte gli sarà favorevole, non farà pace se non dopo » di avere scacciato dall’ Italia i francesi : impresa grande e che » vuole assai tempo : e noi intanto ne anticiperemo le spese: godrà » il vanto di essere nominato il nostro liberatore, vorrà essere no-» slro arbitro, ci farà pagare il suo patrocinio, e fors’ anche ci doli manderà le provincie distaccate dal ducato milanese ; la miglior » grazia, che potrà farci, sarà di tenerci quali vassalli suoi, e quan-» d’anche ci rimanesse intatta ogni nostra provincia ed inviolata » la nostra nazionale indipendenza, noi saremmo sempre rinserrati » tra i terrilorii austriaco e milanese, appartenenti ad un medesi-» ino principe e più possente di noi. Se poi le sue armi non aves-» sero un decisivo successo, egli non più pretenderà di cacciare i » francesi di là dell’ Alpi ; rimarrà egli stesso in Italia, e forse toc-» cherà a noi di provvederlo di territorio. Allora noi ci troveremo » frammezzo a due formidabili stranieri, stabilitisi in Italia; mentre » adesso non ne abbiamo che uno. Peggio poi se Massimiliano ri-» manesse vinto. Dopo lunghissima profusione di denaro e di » sangue, ci converrebbe abbandonare ogni speranza di essere