194 LIBRO XXVII, CAPO V. sostenuta per lo bene comune ; che intendeva con sommo rammarico, sé essere in sospetto di proteggere i pisani per poi sottometterli al suo dominio, ma che l’ingiustizia di questo sospetto era dimostrata appieno dal rifiuto della repubblica alla ripetuta offerta de’pisani di volerle cedere la loro città ; che la repubblica non aveva profuso i suoi tesori ed il sangue de' suoi soldati se non per la salute e per la conservazione dell’Italia ; che se questa non era rimasta soccombente, n’ era debitrice al solo valore dei veneziani; che la vittoria di Fornovo ed il riacquisto del regno di Napoli erano state opere del suo zelo ; eh’ essi avevano procurato la partenza di Carlo Vili dall’ Italia; che tutte queste imprese non avevano avuto altro oggetto, che liberare l'Italia dalla minacciata oppressione; e finalmente, che se tali servigi potevano essere posti in dimenticanza, la repubblica sarebbe nondimeno fedele sempre e coerente ai suoi primi impegni, persuasa, che dalla riuscita della guerra di Pisa dipenda il destino dell’ Italia. » -— Ma la finissima scaltrezza dello sleale Lodovico si adoperò a tutto suo potere, onde rappresentare a tutte le corti, non essere questa costanza dei veneziani se non una riprovevole ostinazione, la quale avrebbe dovuto ormai riuscire sospetta a tulli, e della quale ognuno avrebbe dovuto temere : essere perciò interesse comune il procurare ad ogni costo di reprimerla. CAPO V. Principio della discordia tra Lodovico Sforza e la repubblica di Venezia. Mentre questi maneggi facevansi in Italia per impedire la venuta del re Carlo VIII; il re Carlo Vili moriva improvvisamente di apoplesia, e il duca d’ Orleans gli succedeva sotto il nome di Luigi XII. S’ accorse allora lo Sforza in quanto grave pericolo si trovassero i suoi siali, a cagione della pretensione, che aveva il