210 LIBRO XXVII, CAI'O XIII. » e con le figliuole. AI popolo di Milano vergognato e vituperalo » conveniva tacere per non perdere la vita e le facoltà : e non po-» tendo i primarii cittadini sopportare tante ingiurie, fuggirono » con le loro famiglie. » Or mi si dica se in Lombardia dovevasi abborrire l’impero dei veneziani, o non piuttosto quello dei francesi. Uno sbaglio od inesattezza del Laugier mi è forza inoltre notare, circa gl’ incaricati della repubblica, che presero il possesso della città di Cremona. Egli dice (1), esservi stati perciò mandati Domenico Trevisam e Nicolò Foscarini : mentre invece tutte le nostre cronache ricordano i nomi dei due provveditori di campo Melchior Trevisan e Marcantonio Morosini. Bensì nei documenti del magislrato alla Compilazione delle leggi e dell’uffizio dell’ Avo-garia di commi, trovo, che, nell’ anno 1S00, furono mandali a Cremona i due nobili da lui commemorati, non già a pigliare il possesso della città, di cui la repubblica era andata al possesso sino dal giorno 10 settembre 1499 ; ma a sostenervi le cariche di podestà e di capitano. CAPO XIII. Fine infelice di Lodovico Sforza. II re Luigi XII, dopo di avere assestato le cose del ducato di Milano, ritornò esultante e carico di onorevoli allori alla sua residenza in Francia; lasciando al governo della città e del dominio milanese il prode generale Trivulzio. Ma l’indole altera di questo nuovo reggitore poco incontrava il genio della popolazione: peggio poi la inasprivano le violenze e i disordini delle soldatesche francesi, che vi erano rimaste a presidio, e delle quali ho fatto menzione nel precedente capitolo. Erano malcontenti i milanesi altresì, perchè si trovarono delusi nelle loro speranze di essere sollevati (') Star. Ven., lib. XXIX.