il 90 LIBRO XXVIII, CAPO XLIX. a Pizzighettone, poi a Lodi e finalmente a Pavia. D’ altronde, il Triulzio, conoscendo di non potersi riputare sicuro in Milano, aveva rinforzato la guarnigione del castello, ed erasi ritirato nel Piemonte insieme coi vescovi del conciliabolo, conducendo seco il cardinale de’ Medici, suo prigioniero di guerra, il quale gli fu rapilo nel viaggio. L’ esercito dei confederali, dopo di avere successivamente occupato le piazze di Pontevico, di Pizzighettone e di Lodi, si presentò dinanzi a Pavia, dove i francesi eransi trincerati : piantò le sue batterie e incominciò a molestarli. De la Palice, disperando di potervisi mantenere, fece gettare un ponte sul Ticino, per avere sempre ad ogni evento preparalo lo scampo. Ne penetrò il disegno ben presto il comandante veneziano, e subito fece abbattere le porte della città. Vi entrarono quindi gli svizzeri ed investirono i francesi, nel punto stesso, in cui riliravansi. Arrestò l’impeto di loro per qualche tempo il cavaliere Bajardo con soli trenta uomini d’arme, finche tutta la guarnigione avesse passato il fiume. Quindi lo passò anch’ egli, lasciando dietro a sé trecento fanti, perchè facessero fuoco sugli svizzeri e li tenessero lontani. Ma gli svizzeri, ciò non di meno gl’ inseguirono : il ponte si ruppe, e i fuggitivi furono tutti o fatti prigionieri od uccisi. I francesi allora, non più trovandosi sicuri in Milano, abbandonarono anche il castello che vi occupavano, e continuarono la loro ritirata nell’ interno del Piemonte : in fine ripassarono le Alpi e si restituirono in Francia ; cosicché a Luigi XII, di tutte le conquiste, che aveva fatto in Italia, non restarono che alcune fortezze, dove le guarnigioni abbandonate stavano aspettando 1’ ultimo loro eccidio o per assalto dei nemici o per fame. Anche in Genova si sollevò il popolo contro il dominio francese : alla quale sollevazione prestò efficace assistenza Giano Fra-goso alla testa di un corpo d’infanteria e di cavalleria, che gli mandarono i veneziani ; cosicché i francesi non ebbero altro ricovero, che nei due forli di quella città.