ANNO 1510. 437 » esecilarono il loro depravato talento in odio della veneziana re-» pubblica. » Così diceva il Tentori dei letterati conosciuti sino al suo tempo : che cosa poi non avrebb'egli detto, e con quale calore non si sarebbe scaglialo contro i recenti favoleggiatori e calunniatori, che stravolsero la nostra storia, e che colla loro immaginazione, avversa alla repubblica di Venezia, supplirono a quanto era loro ignoto? Contro un Darù, per esempio, o contro il suo moderno traduttore e commentatore, e peggio poi contro quello sfacciato impostore, che pubblicò in Torino una Storia del Consiglio dei Dieci, in cui ho avuto occasione di parlare altrove (1), ed occasione altresì mi ritornerà di parlarne in appresso ? L’ambasciatore Eliano, compiuta felicemente la sua missione in Augusta, si avviò verso Buda per tentare altrettanto col re di Ungheria. Cercò adunque di persuaderlo ad entrare nella lega di Cambrai, ed a muovere guerra ai veneziani per ricuperare la Dalmazia. Aderì egli alla lega, ma non potè poi portare la guerra ai veneziani, perchè i grandi del suo regno non vollero somministrargli i necessarii sussidii. Tuttavolta, per mezzo del suo ambasciatore dimorante in Venezia, fece intimare alla repubblica la restituzione della Dalmazia, sotto minaccia di volersela ricuperare colle armi. Ma il senato, incoraggito dai felici successi della sua resistenza, negò di cedere qualsiasi cosa ; ed il doge rispose fieramente al ministro ungherese, che se il suo i»e cercava la guerra, avrebbe trovato chi gli e la facesse. In somma, fu il re unghero costretto, dichiarata la guerra, a starsene in pace. CAPO XXVII. Congiura dei veronesi a favore dei veneziani. Le truppe tedesche continuavano intanto a custodire Verona, ed i veneziani, accampati a san Bonifazio, la tenevano assediata. (i) Ved, il cap. XIV del lib. XII nel voi. Ili dalla pag. 3^2 alla 3<)o.