ANNO 1510. 439 CAPO XXVIII. Lega del papa coi veneziani contro il duca di Ferrara. Riusciti inutili i maneggi di Giulio II in Augusta, per distaccare dalla lega 1’ imperatore Massimiliano, ne tentò egli di nuovi per ottenere altrettanto su Alfonso d‘ Este, duca di Ferrara. Nè avendo potuto giungere a capo del suo divisamenlo colle insinuazioni; perciocché questo principe era si attaccato agl’ interessi del re di Francia suo protettore, che «ognora più,dice ilGiovio nella • vita di lui, s’infiammò a difendere la reputazione della sua fcr-» mezza con ogni diligente e fedel servizio verso i franzesi, veden-» dogli massimamente saldi nel proponimento primo di offendere » i veneziani (1) ; » gli mosse querela a cagione delle saline di Co-macchio ; si dolse di una nuova gabella imposta dal duca sulla navigazione del Po, in aggravio dei bolognesi; e protestò contro 1’ usurpazione fatta dal medesimo di alcune terre confinanti colle città di Faenza e di Ravenna. Particolarmente insisteva sul punto delle saline. Laonde comandò imperiosamente ad Alfonso, che desistesse da far lavorare sali a Comacchio, perchè non era conveniente, che quello, cui non poteva fare quando i veneziani possedevano Cervia, a cagione appunto delle ricche saline colà esistenti, gli fosse poi lecito possedendola la sede apostolica, di cui era ¡1 diretto dominio di Ferrara e di Comacchio. Ma Alfonso, il quale più confidava nella unione col re di Francia, di quello che temesse le forze pontificie, ricusò di obbedire al comando di Giulio, dichiarandogli, non essere di giustizia il costringerlo a non poter raccogliere il frutto, che in casa propria e con lievissima fatica nascevagli, ed a dover comperare dagli altri, per 1’ uso de’ suoi popoli, ciò che poteva egli somministrare anche (i) Ved. il Guicciardini, lib. IX, rap. I, in not.