ANNO 1509. 389 CAPO XVIII. 1 tedeschi assediano Padova. Fin qui l’imperatore Massimiliano era stato tranquillamente negli stati suoi, senza darsi verun pensiero a troncare il fdo di tanti vantaggi ottenuti dai veneziani ; egli, disprezzante ed austero contro di loro, di cui nemmeno aveva voluto accogliere 1’ ambasciatore, coltivava nell’ animo la fantastica fiducia di potersi impadronire di Venezia, ajulalo dalle galere del papa. Ma quando vide già già per andare perduto il frutto della lega, ed in procinto di essergli tolte le città così facilmente ottenute, si determinò alfine di porsi in marcia, per venirsele a conservare. Scelse il cammino, che per le montagne conduce alla provincia di Vicenza : ma ebbe mollo a sudare pria di potervi giungere ; perchè i villani, affezionati alla repubblica, approfittando dell’ asprezza dei luoghi, gli si erano vigorosamente ribellali e gli andavano contrastando di passo in passo il terreno. E giunto che vi fu, trovò ricuperata dall’ esercito veneziano la massima parte di quella provincia ; sicché a grande stento e con gravissima perdita di soldati potè inoltrarsi sino alla città : donde formò i suoi progetti per rimettersi nel possesso di Padova. Padova, presidiata da una truppa di ben venticinque mila uomini, riccamente approvvigionala e di munizioni e di viveri, non aveva paura di un assedio, con cui avesse voluto stringerla 1’ austriaco imperatore: questi bensì, scarso di truppe e di denaro, vi doveva trovare maggior difficoltà ad intraprenderlo. Tuttavolta, facendo istanze ai varii confederati, ottenne da ogni parte soldati, sicché potè formare un considerevole corpo di armala, ed accin-gervisi con qualche ragionevole speranza altresì di felice riuscita. Riputava il senato di somma importanza, per la sicurezza della sua sorte nella terraferma d’Italia, il buon esito della difesa di