anno 1509. 359 passarlo sul ponte di Cassano, benché i veneziani non ne fossero discosti che cinque miglia. 11 partito suo era molto pericoloso: ma il timore di lasciar troppo tempo ai nemici di occupare qualche vantaggiosa posizione finché foss’ egli andato a passarlo a Lodi, lo determinò ad abbracciarlo. Era importantissimo questo punto, e sarebbe stata assai dura la condizione dei francesi, se i comandanti dell’ esercito veneziano avessero avuto la precauzione di prevenirne l’impresa. Cassano è un grosso borgo sulla destra dell’ Adda, piantato su di una eminenza, che domina per bella estensione di là del fiume. Ha di rimpetto un ponte, la cui opposta estremità appoggia su di un terreno formato a semicerchio e capace a contenere un discreto numero di combattenti. Era allora questo terreno, secondo che ce lo descrive il Bembo (1), piantato d’ alberi ed intrecciato da siepi, le quali potevano giovare assai a quelle milizie, che vi si avessero voluto trincerare per assicurare il passo al seguito del proprio esercito. A migliore sicurezza di questo suolo, lo circonda un largo e profondo canale, scavato appositamente per favorire alla sua naturale fertilità, ma d’altronde opportunissimo a formarne un’ isola ; perciocché riceve esso le acque dall’ Adda, alquanto al di sopra di Cassano, e nell’ Adda stesso le scarica poco al di sotto della piazza stessa. I francesi tenevano per fermo, che i veneziani, accampati, come ho già detto, cinque miglia d’ appresso a Cassano, avessero occupato quell’ isola, eh’è tra il fiume e il canale, onde impedir loro il passaggio alla Giara d’Adda ; ed erano perciò ben persuasi di dover affrontare un combattimento prima di guadagnare quel ponte. Fu grande la maraviglia del generale Trivulzio, praticissimo del luogo, quando s’ avvide, che i comandanti dell’ esercito veneziano avevano commesso uno sbaglio si enorme e non avevano avuto la precauzione di difendere quel punto importantissimo. Presagì egli perciò felicissimo al re francese 1’ esito della futura campagna. (i) Stor. Veti., Iib. VII.