anno 1509. 399 dagli ordini di lui ; il Palissa raccolse nella sua tenda i varii capitani del suo esercito, e nell’ allo di porsi a mensa con loro, così parlò : « Miei signori, bisogna desinare, perciocché ho alcuna cosa » a dirvi, la quale, se prima la dicessi, forse non mangeresle di » buon appetito. » Dopo il pranzo adunque mostrò loro una lettera dell’ imperatore, che lo avvisava a tenersi pronto co’ suoi per dare l'assalto alla città di Padova. La lettera fu letta da coloro due volle per intenderla meglio; « udita la quale, ciascuno si guardava » ridendo in viso, aspettando chi avrebbe voluto parlare. E via, » disse il signore d’Imbercourt, non bisogna tanto star sopra. » Mandate allo imperatore,.che noi siamo apparecchiati: già mi » noia il campo, perocché le notti son fredde e comincia il buon » vino a venir meno. Del che tutti ne risero. Tutti si accontarono » alle parole del signore d’ Imbercourt. La Palissa guardava il » cavalier Bajardo, e vide che faceva mostra di stuzzicare i denti, » come se udito non avesse. Va bene, gli disse, ridendo, or su ! • Ercole di Francia, che ne dite voi ? Non é ora di stuzzicarsi i » denti, sì di rispondere lestamente all’ imperatore. Il buon cava-» liere, che era suo costume di pigliarsi sollazzo, rispose : se noi » vogliamo al postutto metter fede nel signore d’Imbercourt, non » v’ é che andar dritto all’assalto : ma conciossiaché sia un cattivo » gioco per uomini d’ arme I’ andarne a piedi, io me ne tirerei • volentieri. Pure se devo dire ciò che ne penso, 1’ imperatore » manda che facciate metter a terra tutti gli gentiluomini francesi » per correre all’ assalto co’ suoi lanzichinecchi. Per me, quanlun-» que non abbia io bene alcuno a questo mondo, pure sono io » gentiluomo: tutti voi altri siete gran signori e di buona casa e si » fanno molti delle nostre genti d’arme. Pensa dunque lo impe-» ratore che sia ragionevole di far pericolare a gran rischio tanta » nobiltà colla pedonaglia, di cui chi é calzobjo, chi panattiere c » chi altro artigiano, i quali non si tengono tanto all’ onore come i • gentiluomini? che io m’ abbia la sua mercè, ma e’ non si fa » troppo onore. Io penso, che voi, signore, dobbiate rispondere