4i|8 LIBRO XXVIII, CAPO XXXII. * ma il popolo di Vicenza, scoprendo sete smisurala del sangue » tedesco. Non mancò per la perfidia vostra, che 1’ esercito vene-» ziano, se conosciuta la occasione avesse seguitalo la vittoria, » non pigliasse Verona; nè furono questi i consigli o conforti del » Fracassa, il quale circonvenuto dalle vostre false calunnie, ha » giustificata chiaramente la sua innocenza ; fu pure la vostra ma-» lignità, fu 1’ odio, che senza cagione avele al nome tedesco. Sono » i peccati vostri inescusabili, sono sì grandi che non meritano » remissione. Sarebbe non solo di gravissimo danno, ma eziandio » vituperabile quella clemenza, che si usasse con voi, perché si » conosce chiaramente che in ogni occasione fareste peggio. Nè » sono stati errori i vostri, ma scelleratezze ; nè i danni, che voi * avete ricevuti sono stati per penitenza dei delitti, ma perché con-» tumacemenle avele voluto perseverare nella ribellione, e ora » chiedete la pietà e la misericordia di Cesare, il quale avete tra-» dito, quando, abbandonali dai veneziani, non avete modo alcuno » di difendervi. Aveva deliberalo il principe di non vi udire : così » era la mente e la commissione di Cesare ; non ha polulo negarlo, » perchè così è stata la volontà di Ciamonte ; ma non per questo si » altererà quella sentenza, che dal dì della vostra ribellione è siala » sempre fissa nella mente di Cesare. Non vi vuole il principe al-» trimenti che a discrezione delle facoltà, della vita e dell’onore: nè » sperate, che questo si faccia per avere facoltà di dimostrare più » la sua clemenza, ma si fa per poter più liberamente farvi esem- * pio a lutto il mondo della pena che si conviene contro a coloro * che sì scelleratamente hanno mancato al principe suo della loro » fede. » CAPO XXXII. Crudeltà, con cui furono trattati i vicentini. Di quanto terrore riuscisse agl’ infelici oratori di Vicenza la dichiarazione fatla loro in nome del principe di Anault, è più facile