302 Sofferenza dell’ammiraglio riserbo che pareva altezzoso. Al contrario gli giunsero graditi due messaggi di Fara velli e di Borea nel primo anniversario della occupazione di Tripoli. Il comandante in capo della flotta gli ricordava « con sempre maggior considerazione » il suo incitamento ad agire, ed il secondo lo salutava con queste parole: « A te, cui devo la mia fortuna ». Frattanto riceveva la commenda dell’Ordine Militare di Savoia. Un giorno sostò a Venezia 1 ’ incrociatore tedesco “ Goeben ” il cui comandante invitò a bordo gli ammiragli Cagni e Garelli con le loro signore, e rivolse a Cagni un invito a restare a bordo per un’escursione fino a Pola. Parlava tedesco e la signora Cagni che faceva da interprete dovette sostituire con un pretesto la risposta che il marito diede di scatto in piemontese: « Disie che i andrò cuti le mie gambe... che i l'ai nen dabsogn cam porta chiel ! » Il 2 aprile presiedette a Roma una assemblea della Commissione Polare Internazionale e salutò a nome dei convenuti i trionfatori dei due Poli: Peary, presente, e Amund-sen, assente. Si distaccò quel giorno definitivamente dal suo passato di esploratore cedendo la presidenza della Commissione al russo Cernicef. Quando, alla fine di luglio, Giolitti chiamò Millo a sostituire Leonardi Cattolica al Ministero della marina invece di Cagni, come si era vociferato, dichiarò: « Sono contento perché per qualche anno continuerò a fare l’ammiraglio senza preoccupazioni politiche che in fondo mi affannano ». Anziché farsi prendere nell’ingranaggio politico giolittiano, macchina burocratica di cui aveva orrore, desiderava tornare sul mare. Erano in corso le guerre balcaniche. Mentre in Francia veniva eletto alla presidenza della Repubblica l’italofobo Poincaré, il Duca degli Abruzzi, nominato comandante di squadra, visitò la flotta tedesca in occasione della firma di una convenzione navale fra gli Stati della Triplice. Contemporaneamente al Duca, Cagni si imbarcò in autunno sul “San Giorgio” come comandante di una divisione incrociatori che comprendeva anche 1’“Amalfi”, la “Pisa”, la “San Marco”. Tenne un diario in cui lo sentiamo entusiasta del nuovo compito, sereno, soddisfatto di sé e perfino dei suoi superiori, come raramente.