430 LIBRO XXVIII, CAP. XXV. atto solenne, per mezzo del suo procuratore fiscale : quindi pronunziò la consueta formola della assoluzione dalle censure. Soltanto, a differenza delle altre volle, non volle che gli ambasciatori fossero toccali colle verghe penitenziarie. Finalmente, impose loro la penitenza di visitare le selle chiese privilegiate e di farvi in ciascuna, a nome della repubblica, e preghiere e limosine a loro arbitrio. Compiuto il rito, il papa si ritirò, perchè, troppo stanco, non potè assistere alla messa pontificale, che celebrò nella cappella Sistina il vescovo di Concordia, Francesco Argentini veneziano : vi assistettero bensì gli ambasciatori, i quali di poi furono accompagnati con grande onore alla loro abitazione nel palazzo così detlo di Venezia, ordinaria residenza degli ambasciatori della repubblica. CAPO XXV. Misure della repubblica per ricomporre il suo esercito. Aveva ottenuto assai la repubblica di Venezia in guadagnare a sè 1’ amicizia di uno dei potentati d’ Italia, e di quel tale potentato, che teneva stretti a lega gli altri tutti. Furono dure, è vero, le condizioni, a cui 1’ ottennero, ma la posizione attuale delle cose imperiosamente consigliava il senato di accettarle ; nella fiducia di poter poi, quando che fosse, trovare appigli e pretesti per modificarle e cangiarle. Anche il re di Aragona favoreggiava i veneziani : occultamente per altro, perchè temeva la potenza imperiale, la quale gli contendeva la sovranità della Castiglia, e « non voleva » far grande il suo mortale nemico (1). » Giulio II, dopo di avere costretto alla sommessione la repubblica, tutto s’infervorò nelle cose di lei. Nemico della lega da lui (i) Espressioni dello stesso Masimiliano: d’Austria, nella Raccolta delle lett. di letl. degli ambasc. cesarei a Margherita Luigi XII, tom. 1, pag. 219