402 LIBRO xxr, CAPO XXVIII. cosicché i veneziani vi avevano perduto Manerbio, Calvisano, Iso-Iella, Gambara, Pradalbuino, Pavone, Gabiano, Calzonigo, Nalzì-no, Pinciano, Bagnolo, Barco, Padarnello, Montechiari, Quinzano, Carpenedolo, ed altri inferiori luoghi e villaggi. Nel mentre che queste cose avvenivano in Lombardia, ove Roberto da San Severino comandava 1’ esercito della repubblica ; il duca di Lorena, che aveva assunto il comando delle truppe veneziane sul ferrarese, stringeva di più rigoroso blocco la città di Ferrara, alla cui difesa era rimasto il duca Ercole. Faceva questi a quando a quando improvvise scorrerie, colla speranza di allontanare il nemico da Lagoscuro; ma nelle varie scaramuccie, or favorevoli per lui ed ora svantaggiose, non aveva mai potuto riuscire ad una decisiva risoluzione. CAPO XXVIII. Differente condizione dei veneziani e dei ferraresi. Le spese della guerra erano gravosissime, ed il senato stava sempre guardingo, perché non avesse mai a venir meno il pubblico erario. « Per conto di ritrovar denari, scrive il Sanudo (I), » furono poste due decime al Monte nuovo : fu preso, che chi vo-» lesse mettere argenti in zecca a ducati sette la marca, divenisse » creditore di san Marco, e potesse scontare a pagamento di deci-» me. In tale circostanza le volle e le botteghe di Rialto e di san » Marco fu preso che fossero vendute a ragione dell’otto per cento, » esenti da decime, col diritto però di ricuperarle dopo terminata » la guerra. Furono egualmente affìttali li dazi a danari contanti, » e sopra tutti quello del sale, che porta grande entrata al nostro » dominio; ma quello del vino non fu affittato, riscuotendone san » Marco il dazio. Con tutte queste providenze furono presto * (i) Comment. della guerra di Ferrara, pag. 88.