398 LIBRO XXVIII, CAPO XVIII. Castel Gaitese, e slava dal lato della porta di Codalunga, vi fu aperta ancor più larga la breccia, 1’ imperatore ne comandò T assalto generale. I francesi, ¡ tedeschi e gli spagnuoli vi salirono sopra in tre corpi separati, acciocché 1’ emulazione nazionale di ciascheduno di quelli lo rendesse più vigoroso e feroce. E di fatto fu l’assalto terribile : i primi a guadagnare il bastione furono* gli spagnuoli, i quali vi piantarono tosto lo stendardo imperiale. Ma saliti che vi furono, saltò fuori Zitolo da Perugia colle sue genti ; fece appiccare il fuoco alla mina, che vi aveva preparata, e assalì vigorosamente e respinse gli assalitori, dei quali perì a ferro e a fuoco la massima parte. L’esercito, eh’ era già preparato per fare un impeto universale sulla città, rimase quindi inerte, e senza combattere rientrò negli alloggiamenti. Massimi-liano, perdula'perciò ogni speranza di vittoria, levò il campo d’intorno a Padova, e risolse di andarsene. E se ne andò infatti il giorno 2 di ottobre, dopo averne impiegali colà sedici a tentare quell’inutile impresa.Condusse a luogo sicuro l’artiglieria, e fece ritirare 1’ esercito sino a Limena, e poi continuamente si condusse in più alloggiamenti a Vicenza: alla fine, sciolse l’esercito e si raccolse in Verona. Di un esito così infelice di quell’ assedio, incomincialo con sì enorme apparato di soldatesche, Y imperatore attribuiva la principale cagione alla indolenza degli uffiziali e capitani francesi, ai quali non andava a sangue gran fallo la fatica di quella campagna, da cui nessun fruito avrebbero eglino ottenuto, nessuno ne sarebbe derivato alla loro nazione. A proposito della quale indolenza, così racconta lo storico contemporaneo, che narrò le azioni del cavaliere Bajardo (1). 11 Palissa, generale francese, a cui, come ho notato di sopra, Luigi XII aveva affidalo la difesa delle città assegnale all’imperatore e l’incarico di assisterlo fedelmente e di dipendere (i) Stor. del cavaliere Bajardo, cap. è conservalo anche nelle Memorie diFleu-XXXVII e XXXVI 11 ; il quale racconto ci ranges, tom. XVI.