ANNO 1511. 473 11 cardinale di Pavia pagò colla vita la pena della sua fuga dalla città raccomandatagli : imperciocché, recatosi a cercare anche egli ricovero in Ravenna, ov’era il papa Giulio, nè volendolo questi presso di sé, « il duca di Urbino, ch'era nemico del detto cardinale, » e per le cattive parole delle dal papa, gli andò incontro e gli » consegnò un pugnale nel corpo, intanto che gli altri della guardia » del detto papa lo finirono di ammazzare » (1). Fu allora, che i veneziani ritirarono dall’ esercito pontificio le loro milizie e le unirono a difesa di Padova e di Trevigi, le quali dalle truppe tedesche venivano minacciale. Giulio d'altronde, disperando ormai dell’ esito della sua campagna, si ritirò in Roma. Ivi giunto, in pena della loro ribellione, scomunicò i bolognesi. CAPO XL11. Conciliabolo di Pisa. Nel tempo stesso furono affissi in Bologna ed in Modena ed altrove eziandio, gli avvisi della convocazione di un concilio generale in Pisa, al quale il papa Giulio fu citato da nove cardinali partigiani della Francia, in nome di quel re e dell’imperatore d’Austria. Al conciliabolo intervennero oltre ai detti cardinali, gli arcivescovi di Parigi e di Sens, quattordici vescovi francesi, gli abati di Cistercio, di san Dionigi, e di altri luoghi, i deputati dell’università di Pavia, di Tolosa, di Poitiers, con una turba inquieta di teologi e di canonisti. Odetto diFoix, signore diLaulrec, a nome del re cristianissimo era il proiettore del conciliabolo. Da parte dell’imperatore non intervennero nè ambasciatori nè prelati, tuttoché in Augusta avess’egli fatto tenere un’ assemblea ecclesiastica, diretta a favorire quell’intrapresa : ma tutta 1’ assemblea 1’ aveva già dichiarata sediziosa e scismatica. Ed egualmente la pensavano tutte le altre nazioni cristiane. (i) Lett. di AnJrea da Burjo, nella Raccolta di lett. ecc., Ioni. 11, pag. 2gi, VOL. VII. 60