anno 1495. 175 Entrambi si arrogarono l’onore della villoria : gl’ italiani per essersi impossessali dei bagagli e delle tende francesi ; i francesi per avere costretto gl’italiani a ritirarsi di là del fiume. La questione per altro rimase decisa dalla frettolosa ritirata del re Carlo, il quale prima dell’ alba levò il campo senza strepito di militari strumenti c sicuro alle spalle, perchè l’improvvisa escrescenza del fiume non permise agli alleati d’inseguirlo. Carlo, allontanatosi da quel luogo funesio, potè più oltre passare il Taro ed avviarsi alla volta di Piacenza, donde proseguì la sua marcia per Tortona, e di là avvicinossi ad Asti, ove fu raggiunto dalle genti del duca d’ Orleans. Era questo il punto, cui Lodovico Sforza s’ era prefisso di difendere per troncare la ritirata del re : ma egli, d’ accordo col suo capitano d’armata San Severino, ne protesse anzi le mosse c lo lasciò dimorare tranquillamente a suo bell’agio in quella città, donde avrebbe potuto a suo talento ripigliare poi la via delle Alpi. CAPO XXU. Trattasi di riconciliazione e di pace. Ma troppo a quegli stranieri piaceva il soggiorno dell’Italia : cui d’altronde non avrebbero potuto conservarsi lungamente. Il duca d’Orleans aveva lascialo in Novara un grosso presidio a custodia di quella citta, ed egli stesso, dopo di avere accollo il re, vi si era trasferito. Le truppe dei confederati per farlo partire e ricuperare la piazza, lo avevano colà dentro bloccalo. Difficile ne sarebbe stata la conquista, se il re Carlo, sollecitato a ritornare in Francia, non avesse acconsentito di farla argomento di un trattato, per cui ristabilire la concordia Ira sé ed il duca di Milano, e per assicurarsi nel tempo stesso da qualunque pericolo ed ostacolo, che avesse potuto impedire o ritardare il suo ritorno di là delle Alpi. Si tennero perciò conferenze Ira i due campi : a nome della