^96 LIBRO XXVIII, CAPO LI. a Roma incaricato della repubblica a conferire col vescovo di Gurck. Di concerto con Francesco Foscari, ambasciatore ordinario di Venezia presso la corte di Roma, entrò il Landò in trattative col vescovo gurckese. Questi due plenipotenziarii proponevano, che la repubblica pagherebbe all" imperatore seicentomila ducati, a condizione, ch’egli le restituisse Verona e tutlociò che loro era stalo tolto in questa guerra, tranne Cremona e Giera d’ Adda. L’incaricalo imperiale ricusò l’offerta, e domandò invece, che la repubblica cedesse all’ imperatore lutto il di lei stalo di qua del Mincio, ad eccezione di Trevigi e di Padova, per cui ella paghe-rebbegli annualmente una contribuzione di seicentomila scudi. Tuttoché la pretesa del vescovo di Gurck fosse palesemente inammissibile e contraria agl’ interessi e all’ onore della repubblica, pure il Landò ne mandò sollecito avviso al senato, chiedendone istruzioni. Ad una voce ne fu rigettata in senato la proposizione ; ed il rifiuto irritò vieppiù il feroce mitrato plenipotenziario imperiale. Costui ebbe molle conferenze secrete col papa, nelle quali fece ogni sforzo per eccitarlo contro i veneziani, sino ad esortarlo ad unirsi coll’imperatore e col re di Spagna per invadere tutto il dominio della repubblica. Gli fece intendere, che s’egli accordasse questa soddisfazione all’ imperatore, 1’ imperatore aderirebbe al concilio lateranese ed in avvenire sarebbe propenso ad intraprendere qualunque cosa per la difesa della santa sede. Queste insinuazioni ebbero grande efficacia nell’ animo del pontefice. Egli chiamò ad udienza i due plenipotenziari veneziani, e fece loro noto, che s’ eglino insistessero nel ricusare le proposizioni dell’ ambasciatore imperiale, egli sarebbe costretto ad abbandonare la repubblica ed a collegarsi contro di essa coll’ imperatore. Alla quale dichiarazione del papa risposero il Landi ed il Foscari, le pretensioni del vescovo gurckese essere siate rigettate dal senato, perciocché inammissibili ; non essere in loro potere l’accettarle ; lusingarsi, che la santità sua non mancherebbe alle promesse e ai Irattati conchiusi colla repubblica.