ANNO 1512. 491 CAPO L. Discordie tra i confederati. Così rapidi successi della lega non lasciarono tempo ai confederati di concertare tra loro sulle divisioni da farsi delle terre e delle città conquistate. D’altronde il papa Giulio non si contentava di essere stato il liberatore dell’ Italia, voleva esserne inoltre anche r arbitro e il dominatore. Conveniva alle sue mire politiche di porre al possesso di Milano un principe, che non gli potesse far ombra, che fosse debitore a lui della sovranità, e che fosse irreconciliabile nemico della Francia. Sembrava, che tale dovesse essere Massimiliano Sforza, figliuolo delT ultimo duca. A Genova, sciolta dal dominio francese, era d’uopo dare un capo, che potesse avere a suo favore la fazione avversa alla Francia. I fiorentini dovevano essere puniti della loro adesione all’obbedienza del re Luigi XII e della loro avversione alla causa italiana coll’essere governati da un principe devoto al pontefice. I veneziani dovevano essere abbassali, perchè troppo s’ erano mostrali formidabili. La città e il dominio di Ferrara dovevano essere tolti a quel duca, perchè nel re di Francia aveva posto la sua difesa ed in lui solo aveva sperato, e dovevano ingrandire Testensione degli stati della Chiesa. L’esarcato poi di Ravenna diceva essergli dovuto in vigore della famosa donazione fattane alla Chiesa, già selle secoli addietro, da Pipino e da Carlo magno; e ne pretendeva estesi i confini sino al Panaro. Perciò anche Modena vi si doveva comprendere. Voleva inoltre Reggio, Parma e Piacenza, perchè dicevale comprese nella donazione della contessa Matilde: anzi estese le sue pretensioni persino sulla contea d’Asti, eh’è nel Piemonte. Di tutte queste pretensioni di Giulio II, dava notizia alla sua corle Giovanni le Veau, secretano della legazione austrìaca, scrivendo: « Ad ogni modo il papa vuole avere Parma e Piacenza, e