368 LIBRO XXVIII, CAPO XIII. forse più tardi, dell’ anno 1509, e non già, come sognò il Darù, quando la repubblica, o minacciata, o ripulsata da tutta ì Europa, si vide costretta a cercare in sè stessa i modi di far testa contra tutta r Europa. E che non siano siati già i veneziani, che implorassero 1’ assistenza dei turchi, ma il sultano stesso che spontaneamente gli e la esibisse, ci si fa palese dalla speranza di grande interesse, che ne coltivava Bajazet, il quale, considerando tutta la cristianilà sollevata contro la repubblica di Venezia, pensava, che, vinta questa, avrebbero quei principi portato la guerra anche negli stali di lui. Calcolava egli perciò il pericolo dei veneziani siccome un pericolo di sommo pregiudizio a lui pure: e tanta ne presagiva molestia a sè slesso, che mandò persino oratori a Venezia a ripetere le medesime istanze (1). Poco dopo questo avvenimento, il senato cercava di riconciliarsi col papa (2) ; la qual cosa vedremo in seguito : ma poiché le pretensioni del papa erano sì esorbitanti da non potervisi sottostare, fu proposto in senato da Lorenzo Loredano figliuolo del doge, che si dovesse approfittare delle oiferte di Bajazel. Accolta la quale proposizione favorevolmente, fu eletto ambasciatore, per andare a Costantinopoli, Luigi Raimondo : ma poscia, pesate meglio e con più prudenza le conseguenze che avrebbe potuto produrre all’Italia la chiamata del turco,fu deliberato di trattenere l’ambasciatore già scelto (3), e di scrivere piuttoslo al bailo residente in Costantinopoli, perchè domandasse al sultano un sussidio di cavalleria. Il quale sussidio fu promesso bensì, ma non fu poi mandalo: perciò da Venezia partì 1’ ambasciatore Raimondo, nel seguente anno 1510, ed andò a sollecitarne Rajazet, che Irovavasi in Adrianopoli; ma tuttavia non ottenne nulla, perchè, impicciato allora nella guerra con la Persia, non era in caso di concederlo (4). Nè si stancò il (i) Cicogna, Iscriz. Venez:, tom. II, (3) Bembo, lib. Vili, pag, i3r; Giusti— pag. a63. niano, lib. XI, pag. 446, ed altri. (a) ¡Nel cadere del luglio dello stesso (4) Bembo, lib. XI, pag. 294 e 3oy. anno ¡509.