ANNO i!i83. 6*> » tagliarono i pioppi piantati da Borso, lungo la via degli Angeli ■ es’ impiegarono in que’ lavori. Se si fosse atteso al sentimento » del duca di Calabria, si sarebbero anco atterrate le due chiese • e monasteri degli Angeli c della Certosa, ma il duca non accon-» sentì. Tutti gli altri lati della città furon muniti in proporzion • del bisogno e la città si trovò ben provveduta di viveri, tra quali, • nota Equicolo, che v’ era così prodigiosa abbondanza di pesce • prodotto in quell’ anno dal Po, che giunse a non aver prezzo » alcuno, e fino a venir in noja al popolo. » ■littvnn» tcb 9 amOUtl o>m;,v| M. ‘ !v\* i 1 > '• '■< «'■ • CAPO XXI. m « Assalto di Ferrara. Nel mentre stavano le cose in queste disposizioni, Roberto da San Severino con alcuni pochi soldati s'inoltrò nel parco appresso a Ferrara, per esplorare da per sè stesso e conoscere le opere dei ■emici e le fortificazioni, che andavano preparando. All’ improvviso alcuni calabresi a cavallo, che stavano in agguato, lo assalirono e lo costrinsero a difendersi. Fu preso per lo cappuccio da uno di loro; ma egli sollecito liberandosene, lasciò il cappuccio nelle loro mani e fuggì al suo campo, quasi prodigiosamente salvalo. I calabresi, non avendo potuto ottenere il prigioniero che bramavano, cessarono dal combattere e ritornarono indietro. Dei nostri rimasero uccisi due soldati. Fu questo, direi quasi, il preludio dell' assalto, che il da San Severino si accinse a dare alla città. Egli deliberò, di concerto coi due provveditori generali, Pietro Priuli procuratore di san Marco e Marc’ Antonio Morosini cavaliere, di non tardare d’ avvantaggio ad intraprenderlo. Perciò la notte, che precedeva il dì 11 marzo, egli con Fracasso suo figlio, coi due provveditori summentovati, kon Galeotto Pico della Mirandola, con Rodolfo Gonzaga e con ■venti squadre a cavallo e quattromila fanti, passò il fiume a