mvno 1504. 277 » pena si a chi le facesscno come a chi le portasse, da esser di-» visa ut supra. • De novo sia preso, che nelle traverse de donne putte et » altre metter per alcun modo non si possi lavori d’oro d’arzento » de sed^ nè de aze, nè in diete traverse possi esser lavor de al-» cuna sorte né tessudo né altramente de dicto modo ma simplice » et nude senza opera o textura de alguna sorte sotto le pene » predicte. » Da queste deliberazioni è facile il conoscere quanto fosse in questo tempo e florida la ricchezza delle famiglie veneziane e dignitosa nel tempo stesso la delicatezza degli adornamenti; mentre nè di soverchio valore se ne permetteva 1’ uso, nè se ne tolleravano i falsi di metallo dorato, e quelli stessi, di cui si limitava il prezzo, potevansi riputare abbastanza preziosi. E nella stessa occasione ci si porge argome'nto di ammirare la saviezza del senato, il quale volendo frenare l’eccesso delle spese, da cui avrebbe potuto derivare lo sconcerto della domestica economia, lasciava d’altronde abbastanza libero sfogo alla onesta vanità ed al decoro delle famiglie facoltose. La premura altresì ci è fatta paleserei senato per conservare la modestia ed il pudore a mantenimento dell’ ordine e del buon costume. CAPO XXXIII. Alleanza del papa coll’ imperatore e col re di Francia contro la repubblica di Venezia. Sebbene in apparenza il re Luigi XII e 1’ imperatore Massimiliano si fossero mostrati paghi delle ragioni addotte dai veneziani per giustificare la legittimità del loro possesso di Rimini e di Faenza; tuttavolta l’insistenza di Giulio II da un lato, ed il rammarico di quei due sovrani dall’altro per le precedenti opera zioni del senato nel modo di corrispondenza verso di loro,