3U0 LIBRO XXVIII, CAPO LXXIII. Milano, riserbando al papa la facoltà di entrare anch’egli a formar parie della loro lega; il quale vi entrò a patto, che le città di Piacenza, di Parma, di Reggio e di Modena fossero date a suo fratello Giuliano de'Medici in qualità di feudatario della Chiesa, lo-stochò dagli alleati fossero ottenute a favore del ducato milanese le città di Brescia, di Bergamo c di Crema. Don Raimondo da Cardona, avvisalo dell’ imminente arrivo dei francesi in Italia, condusse dodicimila spagnuoli ad assalire i veneziani sul vicentino e tolse loro Vicenza. Intanto i ducali insieme cogli svizzeri si appostarono al passo di Susa per contrastare ai francesi l’ingresso nel Piemonte. Ma il re, giunto a Grenoble e di là al monte Argenta, per altra via, che ripulavasi impraticabile, calò con maravigliosa prestezza sul marchesato di Saiuzzo, e deludendo gli svizzeri piantò il suo campo a Vercelli.Tutto il inerito di un passaggio cosi imprevisto, per montagne orribili e non praticate, fu del maresciallo Triulzio: ce ne conservò il Giovio tutte le circostanze, degne veramente di perenne memoria, perciocché ci descrivono un passaggio non dissimile da quello, che aveva reso celebre tanti secoli addietro il cartaginese Annibaie, e che rese dipoi sì famoso il prode generale Napoleone. II Triulzio adunque mostrò questo nuovo e non usato passaggio, cui egli lungo tempo avanti aveva studiato e scoperto (I).* Erasi egli trattenuto molti mesi in Embrun, dopo la famosa rotta di Novara, ed avendo seco uomini praticissimi dei luoghi con gran fatica e con incredibile diligenza aveva ricercato le valli e i monti del-rAlpi, discorrendo fin allora dentro dell’animo suo per quale strada si potessi; menare l’esercito, se un’ altra volta Lodovico avesse voluto venire in Italia con le armi. Perciocché i francesi nella guerra cogli svizzeri avevano perduto tutte, le terre del Piemonte, le quali d’Italia arrivavano alio stretto ed a’passi dell’Alpi, ed olirà di ciò ancora la città di Asti, la quale in ogni tempo aveva (<) Veil. il Giotio, lib. XV.