AJtNo 1500—1505. 245 dallo stesso duca Valentino, erano costretti a collocare ogni loro fiducia nel re Luigi XII. Non rimaneva ai veneziani che 1’ imperatore Massimiliano, su cui fondare qualche lusinga, sì per la sua potenza, e sì per lo dispiacere, che aveva di vedere in Italia i francesi; ma il cardinale di Amboise, ministro di Luigi XII, lo aveva troppo vincolato colle proposizioni, ricordate di sopra, del matrimonio di madama Claudia di Francia con Carlo di Luxemburg, ed inoltre colla imminente investitura del ducalo di Milano, cui Massimiliano stava per conferire al re, nell’ occasione della prossima dieta di Francfort. Anzi questo medesimo ministro francese, a cui faceva troppa gelosia la possanza dei veneziani, aveva inlrodot!o il progetto di una lega offensiva e difensiva contro la repubblica, onde spogliarla delle piazze, che avevano appartenuto altre volle ai duchi di Milano ed alla casa d’ Austria. La cognizione di tultociò teneva, è vero, ansiosamente perplesso il senato, ma non poteva determinarlo a veruna deliberazione positiva. Gli fu d’ uopo dissimulare, contenersi con cautela, vegliare sopra tutti i passi dei francesi, tenere in buon ordine le piazze e le truppe, ed aspettare poi 1’ opportunità di occasione più favorevole. CAPO XXVII. Diritti dei veneziani su Ravenna, Cervia, Fetenza, Cesena e Rimini: contrasti con Cesare Borgia. Nel mentre che accadevano in Levante e in Lombardia le cose fin qui narrate, combaltevano i veneziani nella Romagna a difesa dei loro antichi diritti sulle città di Ravenna, di Cervia, di Faenza, di Cesena e di Rimini, contrastati loro dal duca Cesare Borgia, il quale, sotto apparenza di volerli riguadagnare alla Chiesa, ne agognava alla sovranità.