LIBRO XXVII. Dalla cuerra contro Carlo Vili re di Francia, sino all’ interdetto di Giulio II contro i veneziani. CAPO I. Guerra di Pisa. Ho narralo nelle pagine addietro, il re Carlo Vili avere slaccato dal dominio dei Fiorentini la città di Pisa, cui egli eresse invece in repubblica. Ma appena egli fu ritornalo in Francia, i fiorentini, che a malincuore soffrivano di essere stali privati di quel dominio, fecero ogni sforzo per ricuperarla. La strinsero perciò di assedio e ridussero i pisani, impotenti a resistere, alla necessità di mendicare soccorso straniero. Con una secreta ambasciata offerirono ai veneziani di assoggettarsi al dominio della loro repubblica, purché li difendessero e li proteggessero contro la potenza dei fiorentini. Un affare di tanta rilevanza, che doveva essere deciso nella maggiore maturità e secretezza, fu delegato dal Consiglio dei Pre-gadi al Consiglio dei Dieci e sua aggiunta. Si oppose alla proposizione di ajulare i pisani il consigliere Marco Bollani, dimostrando con eloquente discorso, che sebbene fosse molto da calcolarsi il vantaggio di conseguire la sovranità di Pisa, era quasi certo il pericolo di doverla perdere di bel nuovo, a cagione della gelosia di tutti i potentati dell’ Italia, i quali bramavano conservato in ogni sua parte un conveniente equilibrio. Ed era sopra tulio poi da calcolarsi la circostanza, che quella città rimaneva affatto distaccata e assai rimota dagli stati veneziani nella terraferma d’Italia; e che perciò riusciva difficilissimo il sostenerla e proteggerla. Vinse 1’ opinione del Bollani, e gli ambasciatori di Pisa furono