298 LIBRO XXVII, CAPO XXXVII. aveva devastato le frontiere veneziane ederasi reso padrone di una valle, che gli apriva ingresso al Trivigiano. Ciò fatto, s’era ritirato in Inspruch, lasciando i suoi generali al governo deir armata. Si mosse allora il d’ Alviano ed attaccò il campo nemico rinserrato nelle valli del cadorino. I tedeschi non poterono schivare il combattimento, che fu ostinato e sanguinoso : essi rimasero sconfitti e perdettero Cadore ricuperalo dai veneziani. L’Alviano allora fu elello dal senato a comandante generale di quella porzione di csercilo della repubblica. Massimiliano, scorato alquanto per questo evento sinistro, fece sentire al senato, per mezzo di un suo ambasciatore, nuove proposizioni di accomodamento e di alleanza : ma il senato, incoraggito dai felici passi delle sue truppe, le rigettò : progettò anzi di penetrare nelle terre dell’ imperatore. Tultavolta, amando di contenersi ancora tra i limiti della moderazione, onde non irritare le cillà libere della Germania, si astenne dal prenderne ad esame il progetto. Ma poiché nei tedeschi cresceva di giorno in giorno 1’ audacia, sicché minacciavano di già nuovi danni al Friuli, deliberò di eseguirlo. Spinte infatti le truppe entro gli stati imperiali, 1’Alviano s’impadronì di Cormons, situato sopra il Li-sonzo : la quale conquista gli tirò dietro quella altresì di Pordenone, che gli si rese prima che ne incominciasse l’assalto (1). Quindi passò frettolosamente a Gorizia e la prese, e per ordine del senato la presidiò: poscia occupò Belgrado e Vipao, castelli di molta importanza. Quinci passò a Trieste, e, secondato da una squadra marittima sotto gli ordini di Gerolamo Conlarini, se ne fece padrone; e in somma ricuperò in pochi giorni tuttociò che gli austriaci avevano tolto ai veneziani nell’ Istria. Imperciocché con uguale prosperità egli prese la terra di Pisino e la città di Fiume, e con essa altresì sedici castelli, che le stavano all’ intorno. Neppure dalia parie di Roveredo era felice la sorte delle armi tedesche, perciocché in quelle valli dell’ Adige le aveva strette il (i) \ed. il Palladio, Slor. dei Friuli, pari. 11, lib, 11.