140 I.IBnO XXVI, CAPO IX. quindi ricevesse da lei il consueto tributo di otto mila ducati. Poco importava al sultano il riceverli da una mano, piuttostochè da un’altra ; bensì favoriva meglio gl’ interessi di lui, che in quel-l’isola dominassero i veneziani ; perciocché avevano essi bisogno della protezione sua per Io commercio nell’ Egitto e per li mercatanti, che vi si erano stabiliti; il quale bisogno induceva di conseguenza la tranquillità e lo scambievole riguardo tra lui ed essi in quell’isola. Nessuna difficoltà pertanto trovò il Diedo per ottenere ciò che il senato desiderava ; cosicché stavasi già per venire alla stipulazione del trattato. Ma nel mentre queste cose maneggiavansi ed erano già già per toccare il loro termine, Pietro Diedo quasi repentinamente morì. Il suo secretano ebbe perciò l'incarico di conchiudere quest' affare. Infatti, il giorno 2 marzo 1490, il sultano lo fece vestire di una magnifica veste di broccato d’ oro, ed in pubblica udienza gli consegnò l’alto autentico, con cui ammetteva per parte sua e riconosceva nel legittimo possesso della corona di Cipro la repubblica di Venezia. Compiute tutte queste ceremonie, il secretano, più presto che gli fu possibile, si rimise in viaggio per portare al senato il documento, che assicuravagli senza contraddizione rotte-nula sovranità di quel regno. CAPO IX. Considerazioni su questo acquisto della repubblica. Non v’ha dubbio, che il contegno della repubblica veneziana in tutto questo affare non sia stato che parto della sicurezza di lei nella propria possanza; tuttoché Tatto ne sia censurabile. Ella fece uno di quei colpi di mano, che soglionsi arrischiare da chi è forte, nè teme le lagnanze e le proteste del debole; ma il contegno suo non può trovare giustificazione al confronto delle leggi della sociale cquilà, e del diritto delle genti. La corona infatti del regno