ISO LIBRO XXVI, CAPO XI. destinale invece al particolare e privato ingrandimento della fortuna domestica dei nobili, e fors’ anche ad accrescere i mezzi alla dissolutezza e allo scialacquo. Consideravano, che accettata ed ammessa questa proposizione, si sarebbe aperta la strada a più dannose novità, le quali smungendo di mano in mano I’ erario, avrebbero ridotto il pubblico patrimonio a condizione peggiore della privata e domestica condizione dei nobili, che si fossero con ciò soccorsi e provveduti. Aggiungevano, che distrutte così le rendile della repubblica ed impoveritone 1’ erario, non sarebbero più rimasti i mezzi necessarii per porre in piedi all’ occorrenza un esercito a difendere i nazionali possedimenti. Conchiudevano, che se taluni avessero incomincialo a cercar favore e proiezione ed ingrandimento col suggerire e procurar cose vantaggiose ai particolari, sarebbersi ben presto udite proposizioni e massime ancor più mostruose a beneficio particolare, coll’ intiero smembramento e disordine della repubblica. Per porre un argine ad uno scandalo, che si presagiva fecondo di pessime conseguenze, fu decretato, che il doge, chiamati alla sua presenza il Bono ed il Falier, con seria ammonizione facesse loro intendere quanto fosse dannosa alla patria la proposizione, che meditavano di sottoporre ai voti del Maggior Consiglio, e che a nome pubblico intimasse loro il silenzio su tale argomento, se non volevano rendersi meritevoli dei castighi, a cui le leggi sottopongono i dissipatori del pubblico patrimonio. Dopo 1’ ammonizione del principe cessarono per qualche tempo dalle loro pretensioni il Bon ed il Falier e se ne stettero zitti : poscia, sollecitati di bel nuovo da quei nobili, che aspiravano al benefizio da loro proposto ; e talvolta eziandio rimproverati dai medesimi, quasicchè non sapessero usare del diritto, che avevano a parlare ed a proporre suggerimenti, mentre per lo arbitrio di alcuni pochi ambiziosi, i quali godevano di figurare e di emergere per le proprie ricchezze, rimaneva abbandonato un corpo sì numeroso di nobili cittadini ; e persino lusingati dai medesimi di