18 LIBRO XXV, CAPO VI. . , » corte di Ercole col lilolo di cameriere, fu destinato a tener com-» pagnia all’ illustre prigioniere, il quale poi nell’anno dopo diven-» ne generai de’ Fiorentini in favor dell’ Estense e dello Sforza. » I ferraresi per questa felice ventura, oltre al vantaggio del ¡»osto die occuparono, vi fecero altresì il bottino di settanta spingarde e di molte munizioni : si fortificarono colà per tenere lontana la flotta veneziana, che si era ritirata a Ravale. Ed inoltre il duca aveva munito di soldati e di un inigliajo di bombarde e pas-savolanti tutto l’argine del Po dal Ponte di Lagoscuro ascendendo sino alla Punta, e di qua discendendo lungh’ esso 1’ altro ramo a Condono sino alla città di Ferrara; cosicché difficilissimo riusciva ai veneziani il penetrare nel Polesine di Castiglia e per di là accostarsi a Ferrara. La città poi era stata fortificata dal duca Ercole con somma diligenza ed attivila. Vi aveva fatto innalzare a mezzogiorno due bastioni ; l’ uno sul Po nell’ orto di certo Cavotorta, il qual luogo rimase di poi compreso tra i recinti di un prato del monastero di san Benedetto, ed era allora utilissimo, perché vicino all’ ultimo torrione di san Marco; e lo munì di diciotlo bocche di artiglieria ; 1’ altro nel mezzo del fiume sopra di un piccolo strato della famiglia Pincari. Aveva poi chiuso il fiume con grosse catene di ferro. Ficarolo intanto era da tre lati di terra circondalo dall’ esercito dei veneziani. Trenta squadre di truppa, tra cavalleggieri e balestrieri e GOOO fanti con otto bombarde, vi aveva poste all’ intorno il Sanseverino : dal campanile particolarmente tormentava continuamente gli assediati. Dal canto suo anche il duca di Urbino molestava gli assediatoti dal suo forte della Stellala ; mandava per acqua soccorsi al castello ; invigilava sulla flotta nemica. Più volte il marchese di Mantova, col tagliare l'argine sinistro del Mincio, nei momenti della maggiore gonfiezza, aveva inondato il campo dei nostri, e li aveva costretti a combattere nell’acqua e nel fango. Perciò Roberto da Sanseverino mandò a dire al Gonzaga, che non dubitasse, eh’ egli a suo tempo avrebbogli ricambiata 1’ acqua col