anno 1310. 459 Vili. Se il papa, in istato di guerra e senza osservare nessuna formalità, scomunicasse il principe, con cui è in guerra, e quelli altresi, che alla sua causa partecipano ; di qual valore sarebb’ ella cotesta scomunica ? — Decideva il conciliabolo, quella scomunica essere irrita e nulla, ned obbligare per guisa alcuna. Al re concessero inoltre quei vescovi la facoltà di fare grandi imposizioni di denaro sopra le chiese di tutta la Francia, e poscia in altra sessione tenuta il dì27 settembre, decretarono (’intimazione del concilio medesimo pel giorno primo di marzo, nella suindicata città. Le quali disposizioni produssero altresì l’effetto di alienare dall’obbedienza del papa alcuni cardinali ; particolarmente quelli di Santa Croce e di Cosenza, spaglinoli, quelli di Bajosa e di San Maio, francesi, ed il cardinale di San Severino. Questi, allorché il papa trasferì la sua corte a Bologna, presero la via della Toscana ed andarono a fissare stazione in Firenze. Li richiamò alla corte Giulio II, con apposito breve diretto al cardinale di San Maio a quello di Bajosa ed a quello di San Severino, sotto pena d’incorrere nella sua indignazione, ove se ne fossero rifiutati. Con espressioni più miti invitò a ritornarvi anche gli altri due di Santa Croce e di Cosenza. Ma tutti e cinque, dopo di avere indotto i fiorentini a concedere ospitalità a qualunque altro porporato avesse voluto trasferirsi a Firenze, se ne andarono per la via della Lunigiana a Milano. CAPO XXXVII. Mosse di Ciamonte su Bologna. Mentre il papa Giulio li, di concerto colle truppe veneziane disponevasi all’ assedio di Ferrara, il generale francese tentò di sorprendere Bologna, mandandovi innanzi Alberto Pio e la Palissa, alla testa di quattrocento lancie e quattromila fanti. Presero questi la via di Carpi; ed affrettando la sua marcia il solo Alberto con un