474 LIBRO XXXVI, CAPO XIX. assediatori: ma nel mentre, ch’egli attendeva ai lavori per costruire un revellino, cadde colpito da una cannonata. Dopo di lui assunse il comando il conte di Marradas. Gradisca sentiva penuria di viveri, nè lo stalo della piazza era occulto ai veneziani, perciò raddoppiarono questi la loro vigilanza, acciocché per fame dovesse cedere senza spargimento di sangue. CAPO XIX. 1 veneziani sono molestali in mare dal viceré di l\upoli. La corte spagnuola affettava moderazione ed in apparenza mostrava un contegno, che avrebbe potuto farla supporre : ma i fatti ne smentivano le apparenze. Più forse di ogni altro nutriva inimicizia accanita contro la repubblica il viceré di Napoli, il quale, a dispetto delie apparenti proibizioni della sua corte, dava la caccia alle navi dei veneziani; apriva i suoi porti agli uscocchi, che i generali della repubblica avevano scacciato da diversi luoghi; e questi pirati sotto la salvaguardia delia bandiera spagnuola avevano predato alcuni bastimenti veneziani. Tutte le sue forze marittime consistevano in dieci vascelli, e con questi progettava di assalire le piazze e di occupare le isole della Dalmazia veneta. Benché la corte di Spagna gli e ne avesse fatto divieto, egli tuttavia mandò fuori questi legni capitanali da Rivera; bensì invece di bandiera spagnuola spiegavano quella del duca di Ossuna. Trovò questa piccola squadra cooperazione e assistenza dagli abitanti delle coste di Ragusi ; del che avvisato il capitano del golfo Antonio Belegno, unì sette vascelli, diciassette galere e quindici barche armate, e mosse contro il mandatario del viceré. Fuggì costui al primo vedere i legni veneziani e si rifugiò in Brindisi: ma il Belegno lo inseguì; nè avendo potuto trarlo fuori dall’asilo, in cui s’era ricoverato, sfogò la sua rabbia sulle poste della Puglia, ponendole a saccheggio.