266 LIBRO XXXIV, CAPO IX. forza a scuotere l’animo del pontefice, tuttavia non lo ridussero a persuadersene. Egli insisteva a volere in iscritto Je ragioni addotte dalla repubblica ed esagerava perciò dinanzi al collegio dei cardinali l’ostinazione e la disobbedienza del senato in ricusare di sottomettersi al giudizio della santa sede : e già stava per dar di piglio alle armi spirituali ed alle censure ecclesiastiche. Per evitare più gravi dissapori, il senato prudentemente piegossi ad accordare, « che le pubbliche ragioni fuori di giudizio e senza minimo pre-» giudizio fossero esibite sotto 1’ occhio del papa. » Di questa risoluzione ebbe si grande piacere Gregorio XIII, che con maguifici concetti esaltò pubblicamente la maturità del senato, e per allora si acquietò. Dissi per allora, perchè poco dopo si suscitarono dalla ottenuta facilità pretensioni maggiori, e ritornò il molesto aliare a poco dissimile condizione. E continuò in questo stato sino alla morte del pontefice. A cui nel 1585 surrogato Sisto V, volle, il senato, con una destrezza di politica tutta sua, por fine alla controversia. Donò al patriarca il conteso feudo di Tageto : cosicché questi nell’ ottenerlo entrò nei diritti per cui contendeva, ed il senato nel donarglielo esercitò i suoi di padronanza e di sovranità. L’ elezione di Sisto V al pontificato non era stata intesa in sulle prime dal senato con tutto il piacere, perchè ricordava, essere stato espulso, pochi anni addietro, da Venezia mentr’era frate, per decreto del Consiglio dei Dieci, a cagione del suo contegno in affari di sacra inquisizione : ne temeva il risentimento. Gli spedi perciò a farne prova, col complimentarlo per la sua esaltazione, i senatori Giacomo Foscarini, Marc'Antonio Barbaro procuratore di san Marco, Marino Grimani e Leonardo Donato. LJ accoglienza, eh’ egli fece loro, tranquillizzò gli animi su di ogni rapporto ; ed allora fu, che il senato dal canto suo pose fine alla controversia del patriarca di Aquileja nel modo indicato di sopra ; anzi a più cospicua dimostrazione del suo attaccamento verso di lui, comperò dagli eredi del doge Andrea Grilli il suo palazzo accanto la