30 LIBRO XXXIII, CAPO VII. clic viaggiavano in vari! luoghi del loro impero : nel porlo stesso di Costantinopoli ne avevano sequestrato sotto ingiusti pretesti due vascelli carichi di merci, che stavano per partire. Perciò il senato, appena n’ebbe notizia, ordinò che altrettanto si facesse ai sudditi turchi nei porti della repubblica. In quel tempo medesimo un chiaùs, che nominavasi Mamùl-I)CY, inviato della Porta alla corte di Francia, giunse a Venezia ; vi si fermò per trattare alcuni affari di mercatanti veneziani, eh’erano a Costantinopoli, e per concertare coll’ ambasciatore francese residente in Venezia circa il modo di attraversare lo stato milanese per proseguire il suo viaggio. Ma il senato, entrato in sospetto circa le intenzioni di questo inviato, e scorgendo in lui piuttosto un esploratore, non gli permise di proseguire il viaggio, nè di ritornare a Costantinopoli : fu invece mandato sotto buona guardia a Verona, con deliberazione di custodirlo colà nel castello di san Felice sino al termine della guerra. Se ne lamentò il francese ambasciatore Duferier, ch’era in Venezia, e ne scrisse al suo re : ma, istruito meglio Carlo IX, per mezzo dell’ ambasciatore della repubblica in Parigi, furono lasciate cadere inefficaci le rimostranze del Duferier. CAPO VII. Allestimenti dei turchi. Intanto l’armamento ordinato dal sultano andavasi preparando in Costantinopoli con somma diligenza. Lo stesso Selim II recavasi all’arsenale per animare e sollecitare i lavori. Teneva ogni giorno radunanze de’suoi ministri per consultare sul modo di maneggiar questa guerra. E n’ erano discordi i pareri. Gli uni volevano, che quando la flotta fosse al caso di porsi alla vela, andasse direttamente in Cipro, vi sbarcasse truppe ed artiglierie, vi lasciasse alquante galere ed alcuni legni da trasporlo ; poi pigliasse la