464 • LIBRO XXXVI, CAPO XIII. freno a calmarlo la sua moderazione e clemenza ; non trovarsi miglior partito pel duca di Savoja, quanto il rimettersi alla volontà del re Filippo e il persuadersi che un grande principe non può ricevere stimoli che dalla bontà del suo cuore ; non potersi aderire, nelle attuali circostanze, alla diminuzione delle truppe voluta dalla corte di Torino; esserne ostacoli la dignità del re, lo stato dell’ Italia, e le vertenze tra la repubblica di Venezia e 1’ arciduca d’ Austria. » In questo stato di cose, il duca Carlo Emmanuele si rivolse ai veneziani per ottenere 1’ assistenza promessagli dal trattato. Incaricò quindi il suo ambasciatore a farne parola alla Signoria : il quale presentossi al Collegio, e dopo di avere esposto la slealtà della Spagna nel rifiutarsi dal l’eseguire il trattato d’Asti, soggiunse: « Così la corte di Spagna prende a derisione gl’ impegni più sacri * per arrivare al disegno da lungo tempo formatosi di guadagnare » al suo dominio l’Italia. Giudicate voi stessi di ciò che tulli ne » abbiamo a temere, dallo scorgere I’ arroganza con cui vuol en-» trare a farla da giudice nelle particolari vostre conlese coll’Au-» stria. Se lascieremo, che la corte d’Ispagna si levi a decidere » sovranamente sugl’ interessi nostri ; ogni nostra libertà ci sarà » tolta. Ci assoggetteremo noi dunque a tanta ignominia ? No : » disprezziamo le minacce, reprimiamo l’insolenza di una nazione » che pretende di metterci in catene. Uniamo le forze nostre per » la nostra sicurezza comune. Carlo Emmanuele abbandona nelle » vostre mani la sua sorte. Egli sarà il più fedel vostro amico ; e » se ottiene la vostra amicizia, non avrà più a temer di nessuno.» Queste parole dell’ ambasciatore tennero alquanto sospesi gli animi : fallare fu portato in senato e fu preso a diligente considerazione. Gravi ne furono le discussioni. Alcuni de’ senatori opposero timorosi in sulle prime una serie d’ inconvenienti generici e non improbabili in argomenti di simil fatta: toccarono l’articolo dell’incertezza della guerra e del pericolo di formarsi un nuovo e polente nemico, nel mentre che si accettava ad amico un principe