anno 1592. 279 che lo avevano ricevuto in custodia, attoniti da prima per la impensata risoluzione di lui, ma rincorati di poi, si gettarono alcuni nel mare ad inseguirlo; e lo sopraggiunsero semivivo ; lo trassero a terra : ma ivi poco appresso spirò, « avendo oscuralo con de-» testabile errore le azioni tutte della sua vita, per le quali si era » meritato onoratissimo nome (1). » CAPO XIII. Nuove differenze con Roma a cagione dei malviventi arrolati a servizio della repubblica. Per domare la baldanza degli uscocchi, corsari feroci, che infestavano il golfo, ho narrato altrove, essere stalo affidato ad Ermolao Tiepolo il comando della squadra veneziana contro di essi, e 1’ incarico di distruggerli. Egli aveva dato ordine al capitano Pietro Conte, che da lungo tempo trovavasi ai pubblici sli-pendii, di arrolare perciò mille fanti : ed il Conte s’ era trasferito nella Romagna e coll’ assistenza di confidenti aveva indotto Marco Sciarra e Baltistella dall’ Aratro, capi di malviventi, a prendere servizio con cinquecento fanti sollo le pubbliche insegne ; calcolandosi il doppio vantaggio, che per questa guisa se ne otterrebbe, e di avere a servizio gente risoluta e coraggiosa, e di purgare la Romagna da gente facinorosa ed infesta. Ma il pontefice Clemente Vili, che sedeva allora sulla cattedra di san Pietro, prese la cosa sotto altro aspetto, e mal impressionato forse da qualche ambizioso, che bramava di crescere nella sua grazia, fece lagnanze col secretario Gian-Francesco Marchesini, il quale dopo la morte dell’ ambasciatore della repubblica ne sosteneva in Roma le veci, e si mostrò risentito gravemente quasiché la repubblica, contro le convenzioni, non solo accogliesse (i) Diedo, tuog. cit.