LIBRO XXXIII, C\PO II. CAPO II. Consiglio di guerra tenuto dal sultano coi suoi pascià. Per ottenere l’adesione dei suoi ministri, il sultano Selim li raccolse a consulta in una partila di caccia ; la quale maniera di consulta si nomina dai turchi divano a cavallo. Tostochè ne fece ad essi la proposizione, Mchemet primo visir, uomo assai affezionato ai veneziani, cercò di dissuaderlo ponendogli soli’ occhio, — « che per qualunque rispello, o di religione, o di stato, o di gloria aves-s’egli voluto pigliare le armi, dovevano queste piuttosto essere voltale a soccorso dei mori di Granala, di quello che a qualunque altra impresa; convenirsi massimamente alla grandezza, nella quale per benefizio del grande profeta erano siati prosperali gl’ imperatori ottomani, non abbandonare la difesa di coloro, che non avevano mai abbandonato la religione musulmana, malgrado ancora lo sialo di servitù, in cui si trovavano; convenirsi alia gloria e alla potenza di Seiimo 1’ abbattere prima di qualunque altro avversario la crescente grandezza del re di Spagna, d’ onde sa-rebbegli poi riuscito con maggiore facilità la conquista di tutla-quanta l’Europa : doversi d’ altronde considerare, quanto all’ impresa di Cipro, le terribili difficoltà, che vi si opponevano, per la diligente custodia dei veneziani, e per la loro vigorosa Tesi-slenza a difenderla. » — Ai quali sentimenti del pascià Mehemet opponevansi con altrettanto di ardore i due pascià Piali e Mu-stafà, personalmente nemici di lui, perciocché ad istanza di lui spodestati il primo dal supremo comando del mare, il secondo dall’amministrazione della truppa di terra nel Cairo. Più per la speranza di riacquistare il loro grado, di quello che per la persuasione della felicità dell’ impresa, esposero a Seiimo,— « essere deboli le forze dei veneziani in quell’ isola; essere incerti e fallaci i soccorsi, che avrebbero forse polulo ottenere dagli altri principi