8 LIBRO XXXIII, CAPO I. « i veneziani godranno negli stali del gran-Signore ogni franchigia » per l’ingresso e per l’uscita delle loro mercanzie, a condizione > che la dogana imperiale ne sia compensata coll’annuo esborso » di dieci mila ducali. » Chi potrà dire, che per questo articolo la repubblica di Venezia siasi resa tributaria dei turchi ? Era questo una semplice convenzione mercantile, per cui, invece di pagare le gabelle delle loro merci ogni qual volta ne introducevano o n’estraevano, i veneziani si obbligarono a pagar quella somma, per quindi poterle portare ed asportare liberamente. Tut-tavolla al Darù fece comodo, anche contro la sua coscienza, di riputarla un tributo politico di sudditanza o di vassallaggio. Ned era dissimile il carattere dello sborso fallo dai veneziani, pel loro libero possedimento dell’isola di Cipro, ai sultani di Egitto da prima, e poscia a quelli di Costantinopoli ; perciocché i turchi non avevano mai avuto veruna giurisdizione su Cipro, donde potesse loro essere derivalo qualsiasi diritto di vassallaggio. E sebbene si dica, che i veneziani ne abbiano ricevuto 1’ investitura dai sultani di Egitto, non perciò ne segue, eh’ eglino fossero vassalli di questi. Non fu quell’ allo, che una semplice attestazione di riconoscere padrona di quell’isola e di quel regrio la repubblica di Venezia; perla quale attestazione veniva essa con un tenue dispendio momentaneo ad esimersi da una spesa assai più grave, a cui l’avrebbe costretta la guerra ormai divenuta indispensabile per conservarsene la sovranità. Le quali osservazioni, appoggiate alla verità dei falli, ci mostrano inoltre insussistente e bugiardo il racconto con cui prosegue il Darù : « Già in più d’ una occasione, die’ egli (I), i turchi avea-» no trattalo i veneziani da vassalli, massime quando molestati da » alcune galere maltesi nel mar di Soria, il sultano chiedeva, che » la repubblica impedisse quel corseggiare dei cavalieri, senza di * che tutte le forze dell’ iinjierio avrebbono a cacciarli dal loro (>) Ivi, pag. 8.