57fi LIBRO XXXV, CAPO XX. » ultimamente un attestazione simile ad un’altra già fatta dal conte » di Castro, che la repubblica non riconosce per sua una scrittura » diretta ai rettori e comunità del dominio che si pubblicò nel » principio delle discordie sotto nome di lettera ducale, e che per » non sua l’abbia dichiarata (1). • ¡Vegli articoli sostanziali dunque resterà che si conservi in- ■ violato il non uso delle tre leggi già stabilito con la parola dei » due re, e che s’ attenda a disporre il ritorno dei padri della » compagnia di Gesù; sopra il quale, siccome non posso dire a » vostra Signoria per ora se non che è desideratissimo da Sua » beatitudine, cosi le scriverò quel più che occorrerà, esposte che » abbia l’ambasciatore Contarmi le cause della repugnanza della » repubblica che si presuppongono aliene dalle cause dell’ inter- # detto. Ma essendosi avuta intanto una ferma intenzione per mez-» zo dei ministri del re di Francia che sotto la cura del nunzio » non ricuseranno quei signori che stiano le chiese, le case e i » beni de’Gesuiti, dovrà intendersi vostra Signoria col signor di » Frenes ambasciatore di sua Maestà cristianissima per entrarne » in possesso. » Grande occasione nondimeno vostra Signoria avrà d’impie-» gare la sua desterità e prudenza in altri bisogni, i quali sono » così grandi, come sono perniciosi per gli effetti della lunga con-» tumacia dei medesimi signori , c le converrà faticarsi nella (i) Convien dire, che il cardinale di Gioiosa abbia dalo ad intendere al papa, per acquietarlo, quel clic non era ; perchè dallo slesso suo carteggio e dagli atti pubblici rilevasi ben chiaro, che Paolo V voleva che la repubblica disapprovasse c rivo-casse tulte le scritture contro l’interdetto, e tutte le lettere ed istruzioni scritte dai principali consigli ai magistrati di provincia. Ma il senato rispose, quanto alle scritture non poterle disapprovare perchè disapproverebbe le slesse sue ragioni ; e per non inasprire più olire il negozio fu preso il parlilo di non più parlarne, li quanto alle lettere ed istruzioni, che non si credeva in debito di render ragione ad altri di ciò che passava tra il governo e i suoi ministri nell’ amministrazione interna dello stalo : bensì egli disapprovava quelle lettere o circolari che o fossero supposte o diramate da privali e senza autorità legale. E il cardinale Gioiosa confessa, che era impoisibile I’ ottenere di più.