3“ vj falto sì gran capitale, eh’ io aveva scritto e (riscritto in bella copia, che dovea prodar tan-t’IlTelto, quell’articolo fu giudicato una satira! <)fial disinganno! Nel colmo del mio dolore ho lièto un giuramento: non sarò più grato in mia vid i a nessun paese, a nessuna città ; non iscrivili) quinti’ inuanzi più clogii se non dei morti, eglino almeno non parlano, e son contenti di tutto. Nell’impeto appunto della mia risoluzioni scrissi le lodi di Piero Mato pel Vaglio : compatiranno. Altri ammiratori hanno eguale ammirazione così pel mio stile, che per la nobiltà de’ miei sentimenti, e ad onta del Privilegio credono ch’io debba menar in giro la penna solo per ricreazione, per ozio ; e che in questo infido mare «ella letteratura l’uomo non sia come a dire un navigante da senno, ma solo sollazziere, godvn-le, che navighi in somma per pigliare i freschi, c non per far suoi negozii. Per questo ei pensa-110 che un bello, un grazie della loro ammirare /ione sieuo abbastanza compenso ad ogni fatica: f ben è vero che talora domandano il conto, come si domanderebbe all’oste ed al sarto; ma son cose queste da domandare? Si domanda egli il conto all’ avvocato de’ suoi consigli, o al medico delle sue ricette? Questi conti si pagano, non si liquidano. La penna è di sua natura schiva e