oOk LIBRO XXXT, CAPO IV. avere udienza al Collegio, e per eseguirvi la comandatagli protesta: ma non fu ricevuto, perchè nelle costituzioni della repubblica era prescritto di non ascoltare, durante la vedovanza del seggio ducale, ambasciatori di principi esteri se non per le condoglianze della morie del doge. Gli scrutinii perciò continuarono finche vi fu eletto, il dì 10 gennaio 1606, lo stesso Leonardo Donato, che pochi di prima era stato designalo ambasciatore straordinario alla corte di Roma. Mentre se ne aspettava la scelta, il nunzjo non si guardò dal palesare la sua commissione a molte persone ; le (piali per altro gli facevano considerare, che questo contegno del papa sarebbe stato accolto malamente ; che non si dovevano confondere le cose temporali colle spirituali ; che non solo la repubblica di Venezia, ma tutte eziandio le altre potenze se ne lagnerebbero ; che per siffatto contrasto verrebbesi, anziché a spargere disunioni, a rassodare l’unanimità dei sentimenti del senato e della Signoria a sostenere la pubblica autorità, o fors’ anche li ridurrebbe a troncare ogni comunicazione colla corte di Roma. Eletto il nuovo doge, il nunzio pontifizio si astenne, a tenore-degli ordini ricevuti, dal presentargli a complimentarlo, come gli altri ambasciatori e ministri delle corti estere: tuttavolta il Donalo non tralasciò di scrivere al papa, secondo l’uso per fargli nota la sua elezione. Paolo V, che non voleva per anco interrompere per questo incidente la progressione dell’ affare primario, non si rifiutò dal ricevere la lettera del doge: gli rispose anzi congratulandosene e rivocò 1’ ordine già dato al suo nunzio, di non comparirgli dinanzi. CAPO IV. Breve del papa intorno alle due leggi dei veneziani. Subilo dopo l’elezione del doge, il primo affare, di cui occu-possi il senato, fu la scelta di un ambasciatore da mandarsi a Roma