424 LIBRO XXXVI, CAPO VIII. CAPO Vili. Nuove controversie dei veneziani col papa. Intorno allo stesso tempo scrisse egli su due nuove questioni insorte tra la repubblica e il papa : 1’ una fu per 1’ elezione del-l’abate della Vangadizza nel Polesine ; l’altra per li confini tra gli stati veneziani e i pontifizii del ferrarese. La pingue badia della Vangadizza, situata negli stati veneziani, era rimasta vacante, ed il papa pensò di provvederne un suo nipote, Paolo Scipione Borghese : ne diede perciò avviso al senato. Tal cosa offendeva doppiamente le leggi della repubblica e perché i benefizii dello stato non potevano essere conferiti che a nazionali, e perché ne aveva essa il diritto di nomina e di presentazione. Non poteva il senato acconsentirvi ; massime in un tempo così vicino all’ accomodamento di assai più gravi dissenzioni, e sotto un papa che aveva dato sì chiare prove della sua avversione al governo dei veneziani. Ne fu agitato T argomento con assai di calore, sicché se ne temeva una nuova scissura. Vi s’interpose il re di Francia, il quale ne temeva le conseguenze, ed adoperossi a tutto potere ond’ indurre da una parte Paolo V a prudenti consigli di moderazione, e far intendere ai veneziani dall’ altra, che non era di loro interesse l’inimicarsi di bel nuovo col papa. Tutta volta il senato fu irremovibile : non volle per guisa alcuna acconsentire, che l’abazia rimanesse al Borghese. E poiché tutta la sostanza della questione riducevasi a voler dare un provvedimento al nipote del papa, i veneziani proposero, che 1’ abazia fosse data a Matteo Priuli figliuolo di un senatore, e che a Paolo Scipione Borghese fosse assegnata una grossa pensione. Il papa accettò la proposizione e T affare finì amichevolmente. Non però venne a sciogliersi in simil guisa la controversia per li confini ferraresi. Sino dai tempi del papa Clemente Vili