404 LIBRO XXXVI, CAPO II. argomento una allocuzione, breve sì, ma piena di erudizione, ed appoggiata alle più forti ragioni, che avessero potuto recarsi al-l’uopo. Dimostrava in essa, essere il patriarcato dì Venezia antichissimo giuspatronato della repubblica, non mai violato da verun pontefice; anzi ampiamente dichiarato tale da Pio IV. Diceva: — « che se lo stesso concilio di Trento eccettuava da ogni regola e limitazione i giuspalronati regii, maggiormente quinci ne doveva essere eccettuato quello della repubblica, il cui possesso era immemorabile ; che, quanto all’esame, la lunghissima consuetudine ne rendeva esente T eletto ; che non v’ era cosa più perigliosa quanto cangiarne gli ordini e le antiche consuetudini ; e che sottoponendosi all’ esame un eletto ad una sede sì ragguardevole, il diritto della repubblica di reale sarebbe divenuto chimerico ed apparente, perciocché T acconsentirvi avrebbe fatto apparire che esso eletto avesse avuto a dipendere dalla curia. » —Sull’appoggio di queste ragioni la repubblica tenne fermo, facendo porre sotl’oc-chio al pontefice, per mezzo dell’ ambasciatore di lei in Roma, le relative rimostranze. L’ affare fu posto in maneggio, e dopo alquante proposte e risposte fu ridotto alla conclusione, che il Ven-dramino sarebbe andato a Roma, con patto di non soggiacere ad alcun esame, ma soltanto per essere consécralo. Egli vi andò ; e giuntovi, trovò essergli stato stabilito ad esa minatore un gesuita (1). Bensì quanto all’ avvenire restò definitivamente stabilito, che i patriarchi di Venezia sarebbero sciolti perpeiuamente dall’ obbligo e di essere esaminali e di andare a Roma. E il palio fu di poi costantemente osservalo. Francesco Vendramino ottenne la pontificia conferma della sua promozione il dì 22 maggio 1608. Dopo sette anni e mezzo fu dallo stesso papa innalzato all’onore della porpora cardinalizia. (i) Minutamente narrò tutte le circostanze «li questa controversi* Vittorio Siri, nel tom. I delle sue Memorie recondite, pag. ij3o e seg.