ANNO 1615. i(43 al duca di Lerma, primo ministro di Spagna e suo gran protettore, lo nominò il forte di Sandova. Entrò anche la Francia per trattare la riconciliazione dei litiganti, promettendo al duca di Savoja ogni proiezione e difesa, ove la Spagna, dopo eh’ egli avesse ritirato le sue truppe dal milanese, si fosse inoltrata a recargli la più lieve molestia : egli condiscendesse in frattanto a disarmare le sue forze ed a dare così soddisfazione alla Spagna ; altrimenti, se avesse insistito a turbare la pace, il re 1’ avrebbe costretto a disarmare a suo malgrado, ritirando dal suo esercito tutti i sudditi francesi, i quali ne formavano il miglior nerbo. Carlo Emmanuele se ne stette fermo nella sua deliberazione, ben prevedendo il pericolo, a cui esponevasi nel porsi alla discrezione di due potenze coilegale tra loro per particolari interessi. Perciò il nunzio del papa gli fece un’ altra proposizione: che consegnasse, cioè, il suo esercito nelle mani dell’ ambasciatore di Francia, il quale si assumerebbe di trattare col governatore di Milano, acciocché le truppe fossero licenziate dall’una parte e dal-1’ altra: ma neppure a ciò volle il duca acconsentire. Questo ambasciatore francese era il marchese di Ramboulliet ; il cui arrivo in Torino fece sollecitare 1’ arrivo del veneziano inviato Reniero Zen in quella capitale. E mentre questi esortavalo all’ accomodamento e alla pace, il duca vivamente irritato risposegli : « Non » nego, essere un sommo bene la pace: ma qual pace può egli » mai offrirmi un nemico, che ha 1’ odio nel cuore e le armi in » mano? Perchè me 1’ offre egli, se non per disonorarmi c farmi » suo schiavo? Quanlo a me, trattasi o di conservare la mia aulo-» rilà o di essere ridolto alla condizione di dipendente. Io ho l’au-» lorità da Dio, al pari di tutti gli altri monarchi. La mia casa » non ha mai conosciuto dipendenza. Non posso essere sovrano, » quando più non sia libero. Tulle le offese tentate contro la mia » libertà sono altrettanti insulti fatti alla mia gloria ; ed io perdo » questa allorché quella non serbo. Ah! se avessimo una volta il