i(yh unno xxxiii, capo xli. sollecitava don Giovanni alla partenza da Messina per trasferirsi in Levante, cd insinuava al senato veneziano di mandare ambasciatori alle corti di Spagna e di Francia, per conciliare le differenze insorte tra quei due sovrani. Lusingavasi il papa, che a questi uffizi avrebbe prestalo mano anche T imperatore, per lo sospetto, che, se i veneziani venissero a trattati di pace col sultano, le armi ottomane non avessero forse ad essere rivolte a danno del-l’impero. CAPO XLI. Ambasciatori veneziani spediti alle corti di Francia e di Spagna. Non ricusò il senato di aderire ai consigli del pontefice, e spedi tosto Giovanni Micheli ambasciatore alla corte di Francia ed Antonio Tiepolo a quella di Spagna. Il Micheli espose a Carlo IX luttociò che la cristianità poteva temere dai disegni, che la Spagna sforzavasi di attribuirgli, e supplicavaio in nome della repubblica a togliere quest’ostacolo, che impediva i progressi di una lega vittoriosa, destinata ad assicurare contro i turchi la sorte degli stati cristiani. Carlo IX gli rispose, che le inquietudini della Spagna erano affatto prive di fondamento ; che le turbolenze del suo regno erano tali da non permettergli di portare la guerra negli stali altrui ; che invece aveva egli argomento di temere, che il re di Spagna non ne volesse profittare per invadere le provincie francesi. L’ ambasciatore Antonio Tiepolo, giunto appena a Madrid, seppe che il re Filippo II, riavutosi da suoi timori, per le sincere informazioni avute circa le intenzioni del re Carlo IX, e fors’anche per le vantaggiose prosperilà delle sue armi condotte dal duca d’ Alba contro i ribelli, aveva mandato ordine a don Giovanni d’Austria di porsi alla vela e di andarsi ad unire alla fiotta dei confederali. Per lo che, vedendo il Tiepolo già esaurito il