anno 1573. 177 » opporci a nemici, che ne minacciano d’ assalire il Friuli. Con • qual ragione dunque speriamo noi, continuando ancora su » 1’ armi, di potere con la lunghezza della guerra disfare il nc-» mico? Potevasi forse ciò fare con T opportunità della vittoria, » quando s’havesse da principio saputo ben’ usarla : et però » hanno sempre i nostri pensieri mirato a fare un sommo sforzo » et con esso terminare presto la somma di tutta la guerra: quali • effetti nc siano seguiti et per quali cagioni, lo dichiara la neces- • sita et i pericoli ne’ quali ci ritroviamo. Hora le nostre speranze » (se le cose giustamente pensiamo) sono tramutate in timore di • potere essere disfatti da un’imperio potentissimo, et per la » grandezza sua, et per gli ordini della militia altissimo al mante-» nere gran tempo la guerra. Qual dubbio dunque può rimanere » nell’ animo d’ alcuno, che non si debba prestare 1’ orecchie a » ragionamenti di pace, mossi et proposti dal primo bascià al no-» slro bailo, come da molte sue lettere habbiamo inteso ? Poiché » per l’altre vie habbiamo in vano procacciata la sicurtà al regno » di Candia et al rimanente dello stato nostro, perche non cer-» chiamo d’ usare quella, che ci è conceduta per trarlo dal pre- • sente imminentissimo pericolo ? Noi sappiamo, che Mehemet » bascià, come quello che sempre si è mostralo desideroso della • pace, per mandare tal suo pensiero ad effetto, del danno rice-» vuto nella giornala ha voluto valersi, et ponendo davanti a Se-» lino il dubbioso evento della guerra, 1’ ha disposto ad assentire » all’ accordo, dal quale prima egli si dimostrava mollo alieno. Se » noi lasciar passiamo questa occasione, io per certo grandemente » dubito, che indarno poi siamo nell’ avvenire per desiderarla ; et • che le cose nostre vadino lungamente fluttuando, prima che > ridurre si possano al porto et allo stato della nostra pristina » tranquillità ; per la quale più eravamo noi per avventura da • essere invidiati da gli altri prencipi, che noi non havevamo per » la grandezza dell’ imperio da invidiare loro, circondati sempre » da tanti travagli et pericoli. Chi havrebbe pensato mai, che vol. ix. 23