anno 1606. 361 furono prese le più gravi misure, perche il sacro culto non rimanesse per veruna guisa interrotto nelle chiese di loro, siccome in nessuna altra della città e dello stalo. Non mi trattengo ad esporre le moltissime e frequenti contestazioni avvenute or qua or là tra gli ambasciatori veneziani ed i nunzii pontificii presso le varie corti; sino a negar questi l'accesso a quelli nelle loro case; sino ad astenersi dal comparire in pubblico, ove si fossero quelli trovati ; sino a minacciare di partirsene dalla chiesa, ove in occasione di sacre funzioni vi si fosse trovalo 1’ ambasciatore veneziano, e di far chiudere la chiesa profanata dalla presenza del medesimo. A tali eccessi spingevano l’animosità e il falso zelo della religione colesti inviali apostolici. I principali sovrani dell’ Europa si maneggiavano intanto per la riconciliazione tra la repubblica e il papa ; alcuni anche dei cardinali se ne interessavano con sincerilà e zelo ; tanto più, che la repubblica, ferma nel suo proposito, continuava ad armare truppe per disporsi a sostenere colle armi la propria causa, ove maggiori molestie avesse avuto a soffrire. Tultavolta le sue intenzioni non erano di portar la guerra contro il pontefice : bastavaie trovarsi pronta, in ogni e qualunque evento, alla difesa. CAPO XVII. Misure contro i gesuiti. Origine di lulte queste molestie, che soffriva la repubblica, ripulavansi le istigazioni dei gesuiti, i quali avevano indotto il nunzio apostolico ai mali uffizi presso la santa Sede ; perciò fu proposto in senato di decretarne il perpetuo esilio dello stato veneziano. La proposizione fu accettala, e il dì 14 giugno se ne prese la parte, e se ne fece il registro. Conteneva il decreto (1), solto (i) Ne ho portalo P intiero tenore nella mia Storia della Chiesa di Venezia, pag. 5ii e seg. del voi. I. VOL. IX.