a*no157I. 95 cinquanta galere grosse, sei sodili e tre navi: altre due ne lasciò in quelle acque, per rintracciare notizie del viaggio dei turchi. Uscite entrambe dal porto d’ Itaca, s’incontrarono in dicci galere nemiche reduci dal saccheggio della Cefalonia piccola. Una delle galee veneziane potè salvarsi nel canale di Corfù; 1’ altra, che s’allargò in mare, rimase predata. Dai prigionieri di questa seppero i turchi la debole condizione di Corfù: perciò nutrirono fiducia di poterne fare la conquista. Vi si recarono in fatti: entrarono nel porlo di Figaro ; poi passarono a Butrintò; vi si trattennero un giorno: ma in fine conoscendo troppo diffìcile l’impresa di Corfù, si diressero verso la spiaggia di Sipotò. Ne presero e ne presidiarono il castello : quindi con tutta la flotta s’inoltrarono nel golfo Adriatico, più per ostentazione, che per progetto di tentare alcun fallo d’ armi. CAPO XXXI. Fantarj(ji dei turchi nell'Albania. Bensì ricuperarono i luoghi dell’ Albania, eh’ eransi sottratti dalla soggezione alla Porta; delle quali imprese la primaria fu l’acquisto di Dulcigno, di Budua e di Antivari. Dulcignoera assediata dai turchi dalla parte di terra. Due galere veneziane, comandale 1’ una da Michele Barbarigo, 1’ alira da Pietro Bartolazzi, zara-tino, erano accorse in ajulo della piazza. Ma sopraggiunlavi la flotta turca, furono da questa predate. Gli abitanti di Dulcigno, disperando di salvare la loro città, risolsero di abbandonarla e di rifugiarsi a Caltaro. Dalla quale viltà li distolse l’arrivo di ¡Nicolò Suriano e di Sciarra Martinengo con alquante genti; sicché sostennero per qualche tempo gli attacchi del poderoso nemico. In fine dovettero cedere, perché la debolezza della piazza non permetteva loro di continuare nella difesa. La guarnigione ottenne di uscirvi con gli onori militari e di essere trasferita a Ragusi. Fu