190 LIBRO XXXIII, CAPO XLVII. » veniva a farsi l’offesa maggiore: essere quello appunlo avvenuto, » eli’ era in ciò il minor male, cioè, eh’ egli allro della pace non » havesse saputo, che la conclusione d’ essa. » Per queste ragioni si calmò il pontefice, e ripigliò, come avanti, ogni uffizio di buona corrispondenza coll’ ambasciatore della repubblica. In frattanto era ritornato a Costantinopoli Francesco Barbaro colla ratificazione del trattato ; e sebbene il ritardo, che necessariamente vi si frappose, avesse fatto nascere nell’ animo della Porta un qualche sospetto circa le intenzioni dal senato. Tuttavia il suo arrivo li dileguò interamente. Le ratificazioni furono cambiate a vicenda, e la pace fu solidamente ristabilita. Ottennero licenza dal senato i due baili Marcantonio Barbaro ed Andrea Badoer di ritornare a Venezia, ed Antonio Tiepolo vi rimase a sostenere presso la corte ottomana quel carico. E cosi, dopo una guerra di quattro anni e dopo una serie di gravissimi avvenimenti, fu rinnovala e ristabilita la pace coi turchi e ritornò la repubblica nostra alla primiera sua quiete ; nella quale poi per ben trentanni potè conservarsi.