anno 1583. 273 » sorte, se non con aprir depositi in Cecca, assegnando delermi-» nato prò poi a cui esborserà il danaro e valendosi per quell’ ef-» fello, siccome si è sempre fallo dell’ intrade pubbliche : . — 547 \ » — 806 ^ e fu preso di no. » — 99 j » Et di più siano per il consiglio nostro de Pregadi il primo » giorno, che si ridurrà, eletti tre onorevoli nobili nostri, li quali » abbino carico particolare di riveder il maneggio et amministra-» zione della predetta Cecca nostra, dovendo poi venir a riferir » nel detto senato, in qnal stalo e termine averanno trovata essa » amministrazione : . -t- 329 » — 421 . — 97.» Ho voluto portare distesamente lutti questi decreti, acciocché resti sempre più dimostrata la falsità delle asserzioni del Darù, nella sua storia della Repubblica, e del Macchi, nel suo favoloso impasto di menzogne, eh’ egli intitolò Storia del Consìglio dei Dieci, i quali per esagerare il sognato dispotismo dei decemviri, non ebbero, riguardo a dirli superiori nell’ aulorilà allo stesso Consiglio Maggiore, da cui per 1' opposto ricevevano eglino ogni loro potere. CAPO XI. Muore il doge da Ponte: gli succede Pasquale Cicogna. Ln biennio dopo queste sagge deliberazioui, la repubblica perdeva il suo capo Nicolò da Ponte, in età di novant’ anni, dopo sette di principato. Nel corso di quesli, oltre alle cose di già narrale, dev’essere commemorata la riforma del calendario Giuliano, incominciata ad avere esecuzione la notte del 4 ottobre 1582; vol. ix. 35